L’integrazione differenziata nello spazio Schengen: profili “costituzionali” di legittimità democratica
Abstract
L’integrazione differenziata rappresenta una soluzione promettente per il
futuro dell'Unione, in vista soprattutto di un suo possibile ulteriore allargamento,
perché può consentire un approfondimento dell'integrazione anche laddove non tutti
gli Stati membri sono d'accordo. Tuttavia, la partecipazione di solo alcuni Stati
membri e l’associazione di Stati terzi ad un processo uniforme di integrazione
europea solleva una serie di interrogativi riguardo alla legittimità democratica di
questo tipo di integrazione. In che misura i regimi di differenziazione garantiscono
l’eguaglianza tra gli Stati membri, e quindi tra cittadini europei? Seguono essi gli
stessi canali di accountability dell’integrazione uniforme o ne prevedono altri che
siano altrettanto efficaci? Il presente contributo si pone l’obiettivo di esaminare i
profili “costituzionali” di legittimità democratica nei regimi di integrazione
differenziata all’interno dell’area Schengen, settore chiave dello Spazio di libertà,
sicurezza e giustizia, e caratterizzato da un’alta densità di differenziazione interna ed
esterna. L’analisi rivela un panorama di integrazione differenziata “a mosaico”, dove
diversi pattern di partecipazione si sovrappongono. Se l’appartenenza all’Unione
resta il criterio discriminante per la piena partecipazione ai processi decisionali, nella pratica lo spazio Schengen presenta un paradigma flessibile e intrecciato di
partecipazione, in cui lo status di paesi associati e stati membri non sempre risulta
ben definito, con ricadute in termini di legittimità democratica sull’ordinamento
giuridico e di controllo democratico sia degli Stati terzi, sia degli Stati membri,
partecipanti e non. In view of its potential to advance European integration even when not all
EU Member States agree, differentiated integration constitutes a promising EU
integration path, especially in view of a possible further enlargement of the Union.
However, the participation of only some Member States and the association of third
countries in a uniform process of European integration raises questions as to the
democratic legitimacy of this type of integration. To what extent can differentiation
regimes ensure the equality among Member States, and therefore among European
citizens? Do they follow the same accountability channels of uniform integration, or
do they provide for alternative mechanisms that are equally effective? This paper
aims to examine the “constitutional” foundations of democratic legitimacy in
differentiated integration regimes within the Schengen area, a key sector of the Area
of Freedom, Security and Justice, characterized by a high density of both internal and
external differentiation. The analysis reveals a patchwork model of differentiated
integration, where various participation patterns overlap. While EU membership
remains the key criterion for full participation in decision-making, in practice the
Schengen area exhibits a flexible and intertwined paradigm of participation, in which
the statuses of associated countries and Member States are not always clearly defined.
This has significant implications for the legal system and for the democratic
accountability channels of third countries and EU Member States.
URI
https://www.fsjeurostudies.eu/files/FSJ.1.2025.13.PATRIN.pdfhttp://elea.unisa.it/xmlui/handle/10556/8087